martedì 14 dicembre 2010

La cultura è il focolare della Grazia

La vera cultura dello spirito consiste nell’anticipare attraverso ombre e penombre della vita il bagliore della luce. Guardate il mito della caverna: Platone immagina che gli uomini siano seduti, incatenati in una caverna, e che vedano sulla parete che si trova davanti a loro delle sagome che gesticolano. Se questi uomini si potessero girare, essi vedrebbero una fonte di luce viva che illumina un mondo reale, di cui le sagome che hanno davanti non sono che l’ombra proiettata. Ma ne avranno la forza? La maggior parte preferisce rimanere nell’illusione, senza darsi la pena di muoversi.
Questo apologo può illuminare il nostro proposito. L’uomo senza cultura assomiglia ai prigionieri incatenati nella caverna i quali non percepiscono che segni privi di profondità su una superficie piana, mentre la lettura degli autori permette d’immergersi nel loro pensiero e di nutrirsene.
Così, alla luce di questi grandi spiriti, si forma un patrimonio umano e spirituale in cui ciascuno è libero di attingere la ragione di vivere che gli permette di raggiungere gli altri. Era questa l’idea di Abel Bonnard [1883-1968]: «I rapporti di cultura – diceva in Ce Monde et moitessono la trama in cui s’inscrive l’amicizia dei popoli». […]
Ma, infine, chi ci dirà cos’è la cultura? Se interroghiamo il classico dizionario filosofico di André Lalande [1867-1863], esso ci risponde: «La cultura è il carattere di una persona istruita, che mediante questa istruzione ha sviluppato il proprio gusto, il suo senso critico e il suo giudizio». Édouard Herriot [1872-1957] – la frase è nota –, fumando la pipa diceva: «La cultura è ciò che resta quando si è dimenticato tutto». Se giriamo la formula, ne risulterà: «La cultura è quel che manca quando si è imparato tutto» (Gustave Thibon [1903-2001]). Certo, davanti al marasma di un’erudizione puramente libresca, il sapiente finisce per sapere tutto di niente e nulla di tutto, ciò che è il proprio dello «specialista». Osservate quell’uomo così caro, ha tutti i tasselli del puzzle in mano e non riesce a comporli assieme!
Occorre tornare all’idea dell’onestuomo, per il quale la cultura, humus dello spirito, appariva come «un pensiero ereditato nel quale si radica il pensiero a venire» (Lalanne-Berdouticq). Dice Abel Bonnard: «La cultura è istruzione diventata irriconoscibile perché è stata assimilata». Per sant’Agostino, è il fondo che risale in superficie. Da parte mia, amo molto quel che dice Alain Finkielkraut ne L’Ingratitude: «La cultura è l’arte di socializzare con i morti».
Leggere è sufficiente per assimilare un libro? No, senza dubbio. Perciò non si raccomanderà mai abbastanza il prendere appunti. Madame Swetchine [Sofia Petrovna Svetchina, 1782-1857] lo praticava in un modo assai semplice, imitabile da chiunque. Annotava su un foglietto le pagine la cui esattezza o la qualità d’espressione l’avevano colpita (tre parole per riassumere l’idea). Terminato il libro, verificava, con il passare del tempo, la giustezza della sua originale ammirazione e ricopiava la frase su un quaderno. Rileggeva regolarmente i suoi appunti: meno letture, ma assimilate meglio, le erano così profittevoli che la si reputava una delle donne più coltivate del suo secolo…
Come una fata madrina che rimane al fianco della culla dell’intelligenza quando tutti se ne sono andati, la cultura – lungi dal provocare una dispersione dello spirito – trasforma il sapere e le sue mille sfaccettature in principio d’armonia e di certezza. Simone Weil [1909-1943] proponeva questa regola formatrice: accogliere tutte le verità, comporle verticalmente e rimanere a livelli appropriati.
Quanto ad André Charlier [1895-1971], egli – con la sua abituale profondità – dava agli allievi che lo interrogavano questa bella definizione: «La cultura è il focolare della Grazia».

[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Introduction, in 50 livres. Les classiques de Dom Gérard pour une vraie culture de l’esprit, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2010, pp. 5-10 (qui pp. 5-8), trad. it. trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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