lunedì 11 aprile 2011

Una regola di vita interiore / quarta parte

Confessione e comunione

Due atti sacramentali vi accompagnano durante tutta la vita: la confessione e la comunione. Per la confessione, ecco qualche indicazione: se possibile, siate fedeli a confessarvi dallo stesso sacerdote. Siate brevi nell’accusarvi e precisi nelle circostanze che hanno causato le colpe. Confessatevi con regolarità risvegliando nell’anima la contrizione e il fermo proposito. Non cercate di stabilire un dialogo. Con gli occhi della fede, scorgete nel sacerdote ciò che Dio ha compiuto in lui con l’ordinazione sacerdotale: un giudice, un medico e un padre. Giudice, perché riceve le vostre colpe e le giudica degne di assoluzione (non giudica l’anima, dove penetra solo lo sguardo di Dio). Medico perché vi dirà il modo per riparare agli sbagli commessi. Padre perché vi esorta con dolcezza al coraggio e alla fiducia.
Quanto alla comunione eucaristica, bisogna sapere che i frutti che ne derivano sono in diretta relazione con l’idea che ci si è fatti della Messa. L’ostia consacrata durante la Messa è Gesù Cristo in persona; ma non si dice mai abbastanza che il Signore Gesù è presente sull’altare come vittima di un sacrificio, e che è alla vittima che ci comunichiamo, nell’atto stesso della sua oblazione sacrificale: vedete quale esigenza questo supponga nella condotta della nostra vita quotidiana, nell’accettazione delle prove che attraversate e nello spirito di offerta che deve dominare su tutti i vostri stati d’animo.

La preghiera liturgica

Abbiate la più grande considerazione delle azioni che appartengono in proprio alla santa Chiesa: canti, segni, formule sacramentali, dove si esprimono non dei sentimenti umani individuali soggettivi, segnati dai tempi e dalle circostanze, ma il pensiero eterno di Dio.
Il più venerabile di questi monumenti della pietà cristiana è la Messa latina e gregoriana secondo l’antico rito. Abbiate sotto gli occhi una traduzione che vi permetta di coglierne tutta la ricchezza e cercate di conservarne la sostanza: vi attingerete qualcosa d’inesprimibile, superiore a qualsiasi parola umana.
Considerate il messale come fosse il manuale per eccellenza del cristiano. La disposizione dei testi approntata alla Santa Scrittura, come la offre la liturgia del giorno, dà alla lettura un valore superiore a questi stessi testi se li aveste scelti per vostra iniziativa: è la Chiesa che li presenta per i bisogni della vostra anima, è lei, questa «grande madre Chiesa ai ginocchi della quale ho imparato ogni cosa» (Claudel), che li inserisce nel ciclo dei misteri di Cristo. I testi e i riti sacri vi insegneranno inoltre la profonda riverenza che l’anima deve provare in presenza delle cose divine. Che si tratti dello svolgimento sontuoso di una Messa solenne o della più umile benedizione del rituale per un bambino malato, è la medesima grandezza d’ispirazione che traspare. È con questa attenzione e rispetto verso gli atti che provengono in proprio dalla Chiesa, che si forgia un’anima cattolica.

Gli intercessori

La regola della preghiera cristiana implica il ricorso all’intercessione dei santi, in particolare quella del nostro patrono di battesimo, dei santi protettori delle nazioni e degli angeli custodi. Bisogna mettere più in alto di tutti il Sacro Cuore, il nostro grande Amico, animato verso di noi da un amore infinito, al quale possiamo domandare tutto. Poi Maria mediatrice di grazie, che non separiamo mai da suo Figlio e che ci conduce a lui tramite un diritto cammino. Non dimentichiamo i santi angeli, quest’armata celeste così potente, sempre pronta a soccorrerci: «Tutto ciò che sembra vuoto è riempito dagli angeli di Dio, e non c’è nulla che non sia abitato dalla circolazione del loro ministero» (sant’Ilario). Non dimenticate la preghiera quotidiana al vostro angelo custode, questo fratello del Paradiso che veglia su ciascuno di noi fin dalla nostra nascita.
Infine non esitate a ricorrere a rappresentazioni della Vergine e dei santi, ricordandovi che nei primi tempi della Chiesa ci furono cristiani che accettarono di morire martiri per le sante immagini. Amiamo le immagini, non per restarvi fissati, ma per andare al di là di esse. Sono come i gradini di una scala: i piedi non salgono se non si lascia il sostegno sul quale si appoggiano. Le immagini, le statue, le icone sono le finestre del Cielo destinate, nel solco dell’Incarnazione del Verbo, ad attrarci attraverso le cose visibili nell’amore per le cose invisibili.

[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Une règle de vie intérieure, originariamente in Itinéraires, n. V (seconda serie), marzo 1991; poi, in versione aumentata, come pubblicazione a sé stante dal titolo Une règle de vie, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1994; da quest’ultima ripresa in Benedictus. Écrits Spirituels. Tome II, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2010, pp. 376-402 (da cui la presente traduzione; qui pp. 385-388), trad. it. delle monache del Monastero San Benedetto di Bergamo / 4 - continua]

Share/Save/Bookmark