giovedì 1 gennaio 2015

Sotto la protezione della santa Famiglia

Lorenzo Monaco (1370 ca.-1425 ca.), Natività,
predella del polittico Incoronazione della Vergine, 1414. 
Dopo il Sinodo, è bene tornare a contemplare la santa Famiglia a Betlemme. Fu la grazia dei pastori, che al richiamo di tutte le milizie celesti, si affrettarono ad andare a vedere ciò che era stato detto loro. Essi andarono alla grotta con premura, e videro Maria, Giuseppe e il Bambino adagiato in una mangiatoia. La santa Chiesa è chiamata anche oggi, e sempre, a contemplare questo mistero, autentico dono di Dio, famiglia in verità secondo la sapienza e la bontà di Dio. San Giovanni Paolo II, in Redemptoris Custos, afferma che è «nella santa Famiglia, in questa originaria “Chiesa domestica” che tutte le famiglie cristiane debbono rispecchiarsi. (…) Essa, dunque, è il prototipo e l’esempio di tutte le famiglie cristiane». Se questa santa Famiglia è il prototipo e l’esempio di tutte le famiglie cristiane è perché essa è una vera famiglia, come Giovanni Paolo II dimostra nella medesima esortazione apostolica, appoggiandosi su san Tommaso d’Aquino [1] e su sant’Agostino [2]. Ne deriva, ancora una volta, il primato della contemplazione, l’urgenza sempre attuale di aprire gli occhi alla luce che divinizza, secondo l’espressione di san Benedetto. Quest’urgenza è sottolineata dalla grazia che viene dalla santa Famiglia. La famiglia umana è attaccata, ha ribadito Papa Francesco. Essa ha dei nemici all’esterno e all’interno, ed è perché essa ha bisogno della forza che viene dall’alto. Il beato Paolo VI non ha esitato a dire che «mentre [la coppia] di Adamo ed Eva era stata sorgente del male che ha inondato il mondo, quella di Giuseppe e di Maria costituisce il vertice, dal quale la santità si espande su tutta la terra» [3]. Quindi non si deve mai disperare della misericordia di Dio, malgrado i turbamenti che invadono i nostri cuori, perché il Signore ama la famiglia e «ha iniziato l’opera della salvezza con questa unione verginale e santa, nella quale si manifesta la sua onnipotente volontà di purificare e santificare la famiglia, questo santuario dell’amore e questa culla della vita» [4].
Gli spiriti sono turbati dopo questo Sinodo sulla famiglia. Penso che sia giusto inquietarsi, ma non troppo. Diffidiamo del Sinodo dei media. Sulla stampa si possono leggere molteplici processi alle intenzioni fatti al Santo Padre, per la maggior parte sfavorevoli. Vi è di che perdere la fiducia ed essere in collera. Vi è anche di che perdere la carità verso Papa Francesco. Ed è là che noi dobbiamo reagire dall’alto. Sursum corda, c’insegna la liturgia. Il discorso del Santo Padre al termine del Sinodo è buono, malgrado le etichette date ai «tentati». Vi sono stati eccellenti interventi di pastori; penso a quello di mons. Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, che osserva la dottrina e la compassione. Dopo di che, tutto il resto, che è oggettivamente angosciante, ci deve invitare alla preghiera. I teologi hanno lavorato, dei vescovi hanno parlato, dei cardinali hanno resistito. Cosa volete fare di più? Pregare e raddoppiare la carità verso il Santo Padre, semplicemente pregando per lui. Fare come la Chiesa primitiva che pregava d’un solo cuore per Pietro in prigione, ed egli fu liberato da un angelo. Vi è il Sinodo dei mass media, vi è il Sinodo della comunione dei santi. Preghiamo dunque con fervore e generosità per il Santo Padre, che ha specialmente bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo.

[1] San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, IIIa, q. 29, a. 2.
[2] Sant’Agostino, Contra Faustum, XXIII, sqq.
[3] Beato Paolo VI, Allocutio ad Motum “Equipes Notre-Dame”, 4 maggio 1970.
[4] Ibid.

[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di Les amis du monastère, n. 152, 13 dicembre 2014, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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